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Scandalosa Laura,
l’ultima Lolita
27 ottobre 2009
| giuliana manganelli
NELLA CULTURA mediterranea se un defunto ci appare in sogno afferriamo la Smorfia, tiriamo giù una cinquina e corriamo a giocarla al lotto. Si sa, i morti non mentono mai e sono la chiave per la fortuna, almeno economica. Dmitri Nabokov , figlio del grande Vladimir autore di “Lolita” e suo esecutore testamentario, slavo dalla testa ai piedi, messo di fronte a un inequivocabile 47, si è regolato come uno scugnizzo di Spaccanapoli. Vediamo perché.
Per oltre trent’anni il 74 enne figlio di Vladimir e Véra Slonim si è rigirato tra le mani il manoscritto incompleto dell’ultimo romanzo del padre “The Original of Laura”, dilaniato dal dubbio se obbedire alle sue ultime volontà o tradirlo. Nel 1977, sul letto di morte, Nabokov aveva consegnato alla moglie la busta con il prezioso brogliaccio chiedendole di darlo alle fiamme. Lei non lo fece, come non l’aveva fatto negli anni Cinquanta quando Vladimir, perfezionista dello stile e purista della lingua come solo uno scrittore non di madrelingua può essere, le aveva intimato di buttare la brutta copia completa di “Lolita” nell’inceneritore del giardino. Quando Véra morì nel 1991, “The Original of Laura” non aveva ancora subito l’ordalia del fuoco e viveva un’oscura ma protetta vita nella cassetta di sicurezza del caveau di una banca in Svizzera, ultimo domicilio dello scrittore, rimasto un émigré peregrinante tra vecchio e nuovo continente per tutta la vita, rimpiangendo il suo amato idioma russo.
Da allora la responsabilità di cancellare dall’universo letterario un potenziale capolavoro, ancorché frammentario, oppure esporre al giudizio del pubblico un romanzo che sarebbe stato una sorta di testamento letterario, riposava nelle mani di Dmitri. Se ne parla da anni, il figlio devoto ha rilasciato innumerevoli interviste e ha sempre promesso, a chi sollecitava un responso, che avrebbe deciso in coscienza, tenendo il mondo editoriale in comprensibile fibrillazione. Tutti questi tentennamenti per puro calcolo monetario, in attesa che le quotazioni salissero, come hanno insinuato i più maligni? «È pur vero che la mia sedia a rotelle richiede costose modifiche per entrare nel bagagliaio della Maserati coupé» ha risposto con la stessa paterna sorniona ironia Dmitri, ex cantante lirico, ex corridore di autoe traduttore dal russo delle prime opere nonché curatore letterario del padre, nato nel 1899 a San Pietroburgo da famiglia aristocratica costretta all’esilio dopo la Rivoluzione.
Poi, finalmente, ad aprile dell’anno scorso, la svolta. Alla rivista tedesca Der Spiegel Dmitri ha dichiarato che gli è apparso il padre che con un ghigno ironico gli ha detto: «Ti sei messo in un gran bel casino. Falla finita e pubblicalo». Detto fatto. Il 4 novembre, battendo tutti in volata, Adelphi annuncia l’uscita di “L’originale di Laura”- Romanzo in frammenti” di Vladimir Nabokov nella traduzione di Anna Raffetto a cura e con una prefazione di Dmitri. Seguirà il 17 quella americana per Knopf , quella inglese per Penguin e quella russa. A Vladimir, entomologo mancato che inseguì lepidotteri per tutta la vita, questo giro di carte che inizia nella nostra lingua sarebbe piaciuto. Anche perché l’edizione italiana, come tutte le altre, è accompagnata dalla riproduzione fotografica del testo autografo dell’autore di “Fuoco pallido”, “Pnin”, “La vera vita di Sebastian Knight”, oltre che di “Disperazione” e di “Una bellezza russa e altri racconti”, recentemente pubblicati da Adelphi. Sarà un po’ come entrare nel laboratorio creativo di questo autore che costruiva i suoi romanzi come una partita a scacchi, o un cruciverba, giochi di meditazione di cui era maestro. Il romanzo incompleto è contenuto in 138 schede da archivio, rettangoli di cartoncino Bristol su cui era solito scrivere, riscrivere a matita e soprattutto cancellare in pervicaci e insonni revisioni. Tutta la sua produzione sta in centinaia di scatole da scarpe, piene di frammenti su schede perforate e concepite in ordine intercambiabile. La forma definitiva, quella che metteva il sigillo alla genialità del più raffinato e innovativo narratore del secolo scorso, era data dalla smazzata finale da grande giocatore.
“L’originale di Laura”, di cui alcune anticipazioni sono filtrate negli anni, ha radunato due partiti in feroce antagonismo. Tra coloro che avrebbero preferito che calasse il silenzio, come l’autore aveva chiesto, c’è l’inglese Tom Stoppard, propenso al fiammifero purificatore: «Ci sono universi paralleli, mondi del possibile pieni di opere perdute, e senza dubbio alcune di esse sarebbero stati dei capolavori» ha detto l’anno scorso «ma dobbiamo onorare un unico fatto, cioè che lui ha detto “Bruciatelo”. Qualsiasi altra scelta è speculazione”.
Altrettanto appassionato è l’irlandese John Banville, che sostiene, giustamente, che vale sempre la pena leggere un grande scrittore, anche nelle sue prove meno riuscite, e cita le benemerite disobbedienze di curatori infedeli come Max Brod che salvò i romanzi di Kafka, o chi rese possibile la pubblicazione di molte poesie di Philip Larkin. Ma la lista di capolavori salvati dalle fiamme è lunga, comprende l’opera di Emily Dickinson e perfino l’Eneide di Virgilio.
«“L’originale di Laura”» dice Dmitri Nabokov , è «il distillato più concentrato della creatività» del padre. Quando Vladimir incominciò a scriverlo nel 1974, il romanzo si intitolava “Dying is Fun”, e pare che nell’estate del 1976 nella sua mente fosse completato. La trama sembra complessa e densa, e si rivelerà, forse, uno strumento utile per fare luce sul personaggio di Humbert Humbert e di Lolita stessa. Wild, uno studioso corpulento, è sposato con Flora, donna magrissima che lo tradisce con tutti. L’ha sposata perché assomiglia a Aurora Lee, una ragazza di cui era innamorato da giovane. L’uomo è ossessionato dal pensiero della morte, un tema sempre presente in Nabokov, e decide di auto-cancellarsi, con la meditazione, a partire dalle dita dei piedi e risalendo per il corpo.
Poco? Forse, ma c’è da scommettere che sarà l’evento editoriale dell’anno a livello planetario